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Meat sounding: il 69% degli italiani approva termini come “hamburger” e “bistecca” per i prodotti vegetali

7 italiani su 10 sono favorevoli all’uso di termini tradizionali per i prodotti plant-based, sfidando le restrizioni normative

Un recente sondaggio condotto da YouGov per il Good Food Institute Europe (GFI Europe) rivela una tendenza sempre più diffusa tra i consumatori italiani: la maggioranza è favorevole all’utilizzo di termini tradizionali come “hamburger” e “latte” anche per i prodotti a base vegetale. Il 69% degli intervistati, infatti, considera appropriato l’impiego di queste denominazioni per le alternative plant-based, confermando un cambiamento culturale che va oltre le scelte alimentari.

La questione del linguaggio per i prodotti plant-based

Negli ultimi anni, l’industria delle alternative vegetali ha visto una crescita esponenziale in Italia, ma ha dovuto confrontarsi con normative sempre più rigide sull’uso di termini legati ai prodotti animali. La decisione del governo italiano, nel 2023, di vietare l’uso di parole come “bistecca” o “salame” per le versioni a base vegetale ha suscitato un acceso dibattito. Tuttavia, il sondaggio mostra chiaramente che i consumatori italiani non percepiscono l’uso di questi termini come fonte di confusione. Anzi, il 68% degli intervistati ritiene che le aziende dovrebbero avere la libertà di utilizzare queste parole per descrivere le alternative plant-based in modo chiaro e accessibile.

L’opposizione a tale libertà è sostenuta solo dal 21% del campione, preoccupato per la possibile confusione tra i prodotti vegetali e quelli animali. Tuttavia, questi timori sembrano essere superati dal desiderio di un linguaggio semplice e immediato che favorisca la comprensione e l’acquisto dei prodotti.

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Una crescita inarrestabile del mercato plant-based

L’Italia è attualmente il terzo mercato europeo per i prodotti plant-based, con un incremento del 21% delle vendite tra il 2020 e il 2022. Questo sviluppo, che ha portato il settore a superare i 600 milioni di euro di fatturato, è accompagnato da un crescente interesse da parte dei consumatori italiani per un’alimentazione più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Non sorprende, dunque, che il 70% degli intervistati ritenga che il consumo di carne nel Paese sia eccessivo e che il 60% stia già pianificando di ridurre, se non eliminare, il consumo di carne nei prossimi due anni.

Questa tendenza verso una dieta più plant-based è confermata anche da studi precedenti, come quelli del Centro Alimenti e Nutrizione del CREA, che hanno rilevato una riduzione del consumo di carne da parte della metà degli italiani. I dati riflettono un movimento collettivo verso scelte alimentari più consapevoli e una maggiore apertura verso le proteine vegetali.

Il peso delle normative italiane ed europee

Nonostante la crescita del settore, le aziende che producono alimenti plant-based si trovano in un contesto normativo incerto. La decisione del governo italiano di vietare i termini legati alla carne per i prodotti vegetali, sebbene non ancora applicata, ha sollevato dubbi sulla sua fattibilità e coerenza con il diritto europeo. In Francia, una norma simile è stata sospesa dal Consiglio di Stato, che ha evidenziato come tali restrizioni potrebbero causare danni economici alle imprese, in contrasto con i principi dell’Unione Europea.

La situazione di stallo in Italia ha creato difficoltà per le aziende del settore, che non sanno ancora se e quando dovranno rivedere la loro strategia di comunicazione. Come sottolineato da Francesca Gallelli, esperta del settore alimentare e rappresentante di GFI Europe, le imprese si trovano in un limbo normativo che ostacola la loro pianificazione a lungo termine.

Fiducia nei prodotti plant-based e prospettive future

Oltre alla crescente accettazione dei termini tradizionali, il sondaggio ha rivelato un alto livello di fiducia da parte dei consumatori italiani nei confronti dei prodotti plant-based. Il 66% degli intervistati si fida della loro sicurezza alimentare, mentre il 64% ritiene che l’etichettatura sia accurata e il 63% considera i produttori affidabili. Questi dati suggeriscono che gli italiani non solo accettano le alternative vegetali, ma le percepiscono come valide e sicure alternative ai prodotti animali.

Il futuro del settore plant-based in Italia appare quindi promettente, nonostante le sfide normative. Con una crescente attenzione all’ambiente, alla salute e al benessere animale, il mercato delle alternative vegetali è destinato a continuare a crescere. Tuttavia, la chiarezza legislativa sarà cruciale per garantire che le aziende possano operare senza incertezze e che i consumatori possano fare scelte informate e consapevoli.

In definitiva, i dati raccolti evidenziano una svolta culturale significativa in Italia, dove le scelte alimentari e linguistiche stanno convergendo verso un futuro più sostenibile e inclusivo, sia per chi opta per le proteine vegetali sia per il mercato alimentare nel suo complesso.

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