Nella Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne, vogliamo puntare i riflettori su un tema ancora poco dibattuto, ma estremamente importante: la connessione tra femminismo e veganismo, che sono due facce della stessa medaglia. Sicuramente si tratta di due movimenti nati in contesti e momenti storici differenti, ma è impossibile non vedere che è stata la stessa matrice a portarli alla luce: la necessità di liberare qualcun* dall’oppressione imposta da qualcun altro.
Sorprende che ancora poche persone, anche tra le femministe più convinte, siano in grado di vedere questa connessione, che in realtà è sotto gli occhi di tutti: da un lato, il patriarcato permette di imbrigliare il genere femminile all’interno di stereotipi, discriminazioni, oppressioni e violenza, legittimando il tutto con una presunta superiorità del genere maschile; dall’altro, lo specismo mette al centro dell’esistenza del Pianeta l’essere umano e le sue necessità, innescando un circolo vizioso fatto di violenza e sfruttamento, che spinge le persone a credere che in qualunque contesto sia giustificabile sottomettere, sfruttare e uccidere altri esseri viventi.
Parlando di specismo, poi, possiamo fare un ulteriore approfondimento sullo sfruttamento delle femmine, che è davvero sotto gli occhi di tutti: la gravidanza forzata e spesso indotta artificialmente è alla base dell’industria lattiero-casearia, ed è impossibile non vedere un parallelismo con la violenza sessuale con cui purtroppo milioni di donne, nel mondo, devono ancora oggi fare i conti. L’abuso del corpo di un essere vivente è imprescindibile per l’esistenza di un intero sistema di produzione alimentare, che innesca a catena una serie di altri tipi di oppressioni e sfruttamenti: non basta questa stortura ad accendere la lampadina della comprensione sulla vicinanza di intenti tra liberazione femminile e liberazione animale?
In entrambi i casi, la base di queste aberrazioni sono convinzioni distorte ma così ben radicate e intessute nella trama della società, da non essere più nemmeno visibili. Sono semplicemente accettate dai più, come dati di fatto incontrovertibili.
Femminismo intersezionale e veganismo
In un sistema dominato dagli uomini, dallo specismo e dal patriarcato, le donne e gli animali sono dallo stesso lato della barricata, ugualmente oppressi, ugualmente vittime di una presunta superiorità basata sul niente.
Il veganismo, lo ricordiamo, è mosso in prima battuta dalla volontà di mettere fine allo sfruttamento, all’oggettivazione e alla sottomissione di altri esseri viventi sulla base di una presunta superiorità, che di oggettivo e giustificabile non ha proprio nulla. Come può sfuggire che le radici di questo movimento sono le stesse di quello che propugna la liberazione del genere femminile da discriminazioni e violenze, battendosi per un’uguaglianza ancora troppo lontana?
Sempre più spesso si parla di femminismo intersezionale proprio in riferimento al fatto che, per sua natura, questo movimento non può occuparsi esclusivamente della questione di genere, ma tocca inevitabilmente altri contesti e altre questioni fatte di disuguaglianze e oppressioni. Tra queste, dal nostro punto di vista, deve esserci anche il veganismo e la liberazione animale, data la comunione di intenti di queste due correnti di pensiero.
Se quello che mangiamo è intimamente legato al nostro modo di vivere, pensare e vedere il mondo, allora la scelta vegan è prima di tutto una protesta verso un sistema ingiusto e violento, esattamente come quella che si oppone al patriarcato. In questa giornata densa di significato, pensiamo sia doveroso rimarcare come essere vegan, oggi, è anche e soprattutto una questione femminista.
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