Etichettatura dei prodotti vegetali: una questione di milk sounding.
Il Food Standards and Information Focus Group (FSIFG) del Regno Unito è sul punto di introdurre una serie di regole di etichettatura per i prodotti lattiero-caseari vegetali che hanno suscitato un ampio dibattito. Descritte come “franchemente offensive” da molti, queste nuove normative mirano a distinguere più nettamente i prodotti lattiero-caseari vegetali da quelli di origine animale. Nonostante l’intenzione di prevenire la confusione tra i consumatori, molte voci sostengono che le regole non solo siano superflue ma possano anche complicare l’accesso a prodotti essenziali per chi soffre di allergie, intolleranze o semplicemente cerca di fare scelte più sostenibili.
Queste normative potrebbero costringere marchi noti come “I Can’t Believe It’s Not Butter” e “Alpro’s This Is Not M*lk” a modificare i loro nomi. Questi cambiamenti, etichettati come “draconiani” da alcuni, mirano a prevenire l’equiparazione tra i prodotti vegetali e quelli lattiero-caseari tradizionali, ma sollevano questioni riguardanti l’impatto sui prezzi e sull’innovazione.
L’Alleanza Alimentare Vegetale del Regno Unito (PbFA) si appresta a lanciare un appello disperato al segretario all’ambiente, chiedendo di abbandonare la guida proposta e di rivedere le regolamentazioni.
I consumatori sono confusi?
Sondaggi ripetuti hanno dimostrato che i consumatori non sono confusi dal concetto di latticini vegetali, sollevando interrogativi sulla necessità di alcune delle indicazioni di etichettatura più severe al mondo per i prodotti vegetali. Queste proposte sembrano ignorare l’intelligenza dei consumatori e la crescente domanda di alternative sostenibili.
La presunzione che termini come “latte” di mandorla o “burro” vegetale possano confondere significativamente sottovaluta la capacità dei consumatori di fare scelte informate. La realtà è che la maggior parte dei consumatori riconosce la differenza tra i prodotti lattiero-caseari tradizionali e le loro alternative vegetali, spesso optando per queste ultime per motivi etici, ambientali o di salute.
Impatti sui Prezzi e Accessibilità
L’introduzione di queste norme aggiungerà oneri burocratici per i produttori, potenzialmente traducendosi in un aumento dei prezzi al dettaglio. Questo colpirebbe direttamente coloro che dipendono da alternative vegetali, complicando ulteriormente l’accesso a prodotti fondamentali in un momento in cui il mondo cerca di promuovere la sostenibilità e la salute.
In un periodo di crisi climatica che richiede un urgente cambiamento nei nostri modelli di consumo, le nuove regole proposte sembrano andare contro l’incoraggiamento verso scelte più sostenibili. Limitando la capacità dei produttori di commercializzare efficacemente i loro prodotti, si riduce anche la capacità dei consumatori di fare scelte consapevoli a favore dell’ambiente.
La prospettiva del settore
L’industria delle alternative lattiero-casearie, rappresentata da enti come la Plant-based Food Alliance UK, ha espresso preoccupazioni significative. Il temuto impatto su prezzi, innovazione e accessibilità potrebbe non solo ostacolare la crescita di questo settore in espansione ma anche contraddire gli obiettivi di sostenibilità ambientale ampiamente condivisi.
La decisione del FSIFG di procedere con queste nuove norme solleva questioni cruciali sul bilanciamento tra protezione del consumatore e supporto alla libertà di scelta e all’innovazione nel settore alimentare. Mentre il mondo cerca disperatamente soluzioni sostenibili, politiche così restrittive appaiono non solo controproducenti ma anche disallineate con le aspettative dei consumatori moderni. È imperativo che le politiche future adottino un approccio più equilibrato e informato, riconoscendo la capacità dei consumatori di navigare nel panorama dei prodotti alimentari vegetali senza confusione.
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