Parlando di cosmesi, capita spesso che le diciture “cruelty free” e “vegan” vengano confuse, o addirittura considerate sinonimi. Eppure, si tratta di un errorre: il fatto che un cosmetico sia cruelty free non implica necessariamente che sia anche un prodotto privo di ingredienti di origine animale. La dicitura “cruelty free” riguarda solamente i test sugli animali, mentre la garanzia della totale assenza di ingredienti di origine animale, invece, è data dalla dicitura “vegan”.
Lo standard per il cruelty free
Quello della sperimentazione animale in ambito cosmetico è un argomento complesso, controverso e particolarmente sentito: il termine cosmesi cruelty free fa riferimento a quei prodotti che non abbiano comportato lo sfruttamento o l’uccisione animale nella fase di test – atti a garantire un profilo di sicurezza – che precede la commercializzazione.
Negli anni, l’argomento è stato ampiamente dibattuto, mentre diverse aziende hanno preso posizione scegliendo di percorrere strade differenti per distinguersi nella produzione cosmetica. Sono apparse sempre più diciture sui
prodotti – come “cruelty free”, “no animal testing” o “not tested on animals. Non esistendo una regolamentazione a riguardo, però, non era chiaro quale fosse il reale significato di tali affermazioni.
Per garantire ai consumatori l’acquisto di prodotti che non fossero realmente testati sugli animali, nel 1996 otto organizzazioni per la protezione animale hanno fondato la Coalition for Consumer Information on Cosmetics (CCIC), finalizzata alla promozione di un unico standard condiviso. I prodotti che rispettavano questo standard hanno cominciato a essere contraddistinti dal logo Leaping Bunny.
Le aziende che vogliono aderire a questo standard, secondo Leaping Bunny:
- Non dovrebbero condurre o commissionare test su animali su formulazioni e singoli ingredienti di prodotti cosmetici e per la pulizia.
- Non dovrebbero acquistare ingredienti, formulazioni o prodotti per cui sono stati commissionati o condotti test successivamente alla data, segnalata dall’azienda, in cui questa si impegna a non condurre test su animali.
- Dovrebbero implementare un sistema di monitoraggio dei fornitori che stabilisca che non ci siano test su animali secondo criteri stabiliti da Leaping Bunny.
- Dovrebbero affidarsi a distributori esteri che non praticano a loro volta test su animali.
- Dovrebbero rinnovare il proprio impegno annualmente ed eventualmente sottoporsi a un sistema di monitoraggio di CCIC.
Non è detto, quindi, che un prodotto “cruelty free” sia sempre privo di ingredienti di origine animale nel packaging o all’interno del prodotto. E allora come si definisce lo standard Vegan per i prodotti senza ingredienti animali?
Lo standard vegan europeo
Per rispondere a questa necessità, in Europa è stato redatto lo standard vegan europeo WVG (World Vegan Group). Sottoscritto e stilato dalle più importanti organizzazioni vegan europee a Bruxelles, sotto il coordinamento dell’Organizzazione Non Governativa “SAFE – Safe Food Advocacy Europe”, lo standard è frutto di un Board di lavoro composto dalle più importanti organizzazioni vegan d’Europa.
I lavori per redigerlo sono iniziati il 10 Giugno 2015 ed è stato consegnato alla Commissione Europea (Commissario: Vytenis Andriukaitis) il 22 Febbraio 2017, con la Presidenza del Board tenuta dalla Società Benefit VEGANOK. Lo standard WVG è consultabile sul sito ufficiale: www.veganstandard.eu per permettere a produttori, distributori, rivenditori e consumatori di prodotti vegan di comprenderne il significato e permettere così una corretta etichettatura dei prodotti all’interno della Comunità Europea.
Come accade per gli standard del cruelty free, anche lo standard vegan europeo WVG non viene sottoscritto da tutti gli enti di certificazione vegan. Molti prodotti certificati Vegan in realtà non includono alcun vincolo relativamente alla sperimentazione su animali, che è invece uno dei requisiti fondamentali per aderire allo standard WVG. Si tratta quindi di prodotti dichiaratamente vegan, almeno in confezione, ma che di fatto non lo sono secondo le indicazioni di WVG.
Altre certificazioni vegan, invece, pur aderendo allo standard Europeo WVG, osservano un’interpretazione del cruelty free che non considera l’intera produzione aziendale (cosa che per lo standard WVG è invece fondamentale), ma si riferiscono al singolo prodotto che certificano. Tenendo in considerazione che i test sul prodotto finito per il settore cosmetico sono già vietati dal 2004, è chiaro che si tratti di certificazioni che pur aderendo allo standard WVG, non danno sufficienti garanzie al consumatore.
Ad oggi le certificazioni vegan si occupano di verificare esclusivamente l’assenza di sostanze di origine animale nella formulazione di un prodotto: VEGANOK è invece l’unica ad impegnarsi a farlo anche nel packaging dei suoi prodotti certificati.
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