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Ristorante serve (di proposito) un piatto contenente burro a una famiglia vegan: è bufera

Siamo in Regno Unito, dove una famiglia vegan si è vista servire di proposito un piatto contenente burro tra lo scherno della cameriera: estrema mancanza di rispetto, ma anche estrema ignoranza.

Andare al ristorante, ordinare un piatto vegan e venire serviti (di proposito) con una pietanza non vegan, contenente burro: questo è quanto accaduto in questi giorni a una famiglia in Regno Unito, che ha denunciato su un forum quanto accaduto in un ristorante. La vicenda ha dell’incredibile e ha coinvolto una famiglia di genitori vegetariani – e instradati verso la scelta vegan – e una figlia già vegana, che hanno passato una serata in un locale di cui sono clienti abituali, ordinando un piatto espressamente vegan.

È importante sottolineare che, essendo clienti noti del ristorante, lo staff del locale conosceva perfettamente le esigenze nutrizionali di questa famiglia, che riguardano non solo convinzioni etiche ma anche allergie alimentari piuttosto gravi (per esempio alle noci). Nonostante questo, al momento della consumazione la cameriera si sarebbe avvicinata al tavolo ridendo, rivelando che in effetti il piatto conteneva burro.

Inutile dire che la famiglia, scioccata di fronte a quello che sembrava in tutto e per tutto un dispetto, avrebbe chiesto spiegazioni, rimandando il piatto in cucina. “La cucina ne sta preparando un altro vegan, ma si sono arrabbiati con me e mi hanno chiesto perché vi ho detto che c’era del burro!“, avrebbe poi detto la cameriera alla famiglia, attonita e parecchio infuriata.

Una questione complessa, tra mancanza di rispetto e pericolo

La vicenda sta facendo il giro del web e, per quanto non si conosca ancora la versione del ristorante, la tendenza è quella di dare credito al racconto della donna e della sua famiglia, con non poco sgomento per l’accaduto. Ovviamente, perché siamo di fronte a una mancanza di rispetto ingiustificabile: la scelta vegan è prima di tutto uno stile di vita, un principio morale che riguarda anche quello che si decide di portare in tavola, ma non si può certo ridurre a una mera questione alimentare.

Tra i tantissimi commenti a sostegno della famiglia, c’è stato anche qualcuno che ha fatto notare che essere vegan non significhi non poter mangiare un determinato alimento: “Quante storie, basta non tornarci più“. E invece no, perché è vero che una persona vegana potrebbe consumare alimenti di origine animale, ma il punto è che non vuole farlo. E questa volontà non può e non deve essere ignorata per nessun motivo al mondo. Costringere qualcuno (per dispetto? Per “divertimento”?) a mangiare un alimento che non rispecchia le proprie convinzioni etiche e i propri principi morali, è una vera e propria violenza. Attaccare qualcuno in maniera subdola, ingiustificata e senza dargli la possibilità di difendersi è sempre pessimo, in qualsiasi contesto e qualsiasi sia la forma di attacco scelta, ma lo è ancora di più quando lo si fa per portare avanti una crociata contro idee, convinzioni e modi di vedere il mondo (e la vita) diversi dai propri.

Senza contare che la mossa del ristorante è stata anche una mossa molto poco intelligente: servire di proposito a qualcuno un piatto contenente un ingrediente potenzialmente allergizzante come i latticini è molto pericoloso, perché può mettere in pericolo la vita di una persona e portare a conseguenze devastanti anche per il locale.

È triste, svilente e assurdo che nel 2023 possano accadere ancora episodi del genere, specialmente quando si parla di locali pubblici, professionalità e di un settore che vede la richiesta di alimenti e prodotti plant-based in costante crescita, e dovrebbe lavorare per adeguare la propria offerta a questa domanda e rimanere al passo.

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