Si chiama Furoid ed è una start-up che promette di rivoluzionare il mondo della moda, creando in laboratorio pelliccia e lana senza uccisione di animali. Mentre la carne coltivata non smette di far parlare di sé – anche Nestlé sarebbe al lavoro per creare i suoi prodotti a base di clean meat – i riflettori si accendono anche sulla possibilità portare questa tecnologia nel settore dell’abbigliamento.
Gli scienziati dell’azienda, che ha aperto i battenti nel 2017 con sede ad Amsterdam, sono stati in grado di ricreare in laboratorio la complessa struttura dei peli animali, ottenendo il primo follicolo pilifero in vitro al mondo, attaccato ai tessuti circostanti. La tecnologia che sta dietro a questo risultato è simile a quella che consente di ottenere la carne in vitro. Le cellule staminali prelevate da vari animali (per esempio leopardi e visoni) vengono coltivate nelle giuste condizioni, in modo che crescano ricreando in maniera artificiale un tessuto reale, in tutto e per tutto identico a quello animale. Perfino il processo di concia e tintura della pelliccia potrebbe avvenire a livello cellulare, azzerando l’impatto ambientale legato all’impiego delle diverse sostanze chimiche.
Ma perché non fermarsi ai materiali sintetici, tanto in voga negli ultimi anni, e cercare di riprodurre proprio tessuti di origine animale? Secondo l’azienda, ci sarebbero dei vantaggi: “Nessun sostituto, per esempio i materiali sintetici o quelli vegetali, è in grado di replicare completamente la struttura e, di conseguenzza, le proprietà specifiche della lana o della pelliccia. – spiega – Questo perché i vantaggi dei materiali di origine animale, sono racchiusi in specifiche combinazioni strutturali e proteiche, che non si possono replicare artificialmente o ritrovare nei materiali vegetali”.
Per ora non si tratta comunque di prodotti vegani, perché la tecnologia in questione usa il siero fetale bovino (FBS) come mezzo per nutrire e far riprodurre le cellule. Esattamente come accaduto per l’industria della carne coltivata, però, l’obiettivo è passare ad alternative vegan per rendere il prodotto finito completamente cruelty-free.
Il futuro della moda è animal -free
Le possibili applicazioni di questa tecnologia fanno pensare a grandi cambiamenti nel settore dell’abbigliamento, anche se qualcosa si sta già muovendo da tempo. Il 2019 ha segnato un punto di svolta decisivo nella storia della moda internazionale, quando a Los Angeles si è tenuta la prima Vegan Fashion Week, con il claim “cruelty-free is the nex luxury”. Il nuovo trend, seguito tanto dai più grandi stilisti del mondo quanto dalle case di moda del “fast fashion”, è l’animal free: i tessuti bandiscono lo sfruttamento animale per rispondere alle richieste di un mercato sempre più attento alla questione etica.
La pelliccia è considerata ormai un capo obsoleto e crudele, e sono tanti i grandi stilisti e le case di moda ad averla bandita dalle proprie collezioni. Qualche esempio? Armani, Michael Kors, Stella McCartney (in foto), Prada, Gucci, Versace e Jimmy Choo, mentre tra le aziende della moda “fast” sono fur free Zara, Mango, H&M, The North Face, Asos e l’italiana OVS (l’elenco completo è consultabile qui). In questo quadro di innovazione ricordiamo anche il lavoro di Carrera, storico marchio che da sempre produce jeans, abbigliamento e accessori e che realizza una linea di capi completamente cruelty-free.
Il futuro della moda è appena iniziato e, con tutta probabilità, vedrà questa tecnologia emergente tra i veri game changer del settore.
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