Il 22 maggio si celebra la Giornata Internazionale della biodiversità, un’occasione cruciale per riflettere sull’importanza vitale della biodiversità per il nostro pianeta e sul nostro ruolo nel proteggerla.
La biodiversità, che comprende tutte le forme di vita sulla terra e i sistemi naturali che le sostengono, è più che un semplice insieme di specie: è fondamentale per la resilienza degli ecosistemi e per la sopravvivenza umana. Tuttavia, questa ricchezza naturale è minacciata da molteplici fattori, tra i quali spicca l’allevamento intensivo.
Gli allevamenti intensivi occupano circa il 33% della superficie terrestre del pianeta e sono responsabili del 14,5% delle emissioni globali di gas serra, secondo i dati della FAO. Queste pratiche non solo contribuiscono al cambiamento climatico, ma accelerano anche la perdita di habitat naturali e di biodiversità. Hanno un impatto devastante sulla biodiversità: oltre al contributo significativo alle emissioni globali di gas serra, promuovono la deforestazione e la trasformazione di habitat naturali in aree di produzione di mangimi.
Un esempio allarmante è il declino delle popolazioni di insetti, con una stima che indica una riduzione superiore al 50% dal 1970 a oggi, molto di questo a causa dell’uso intensivo di pesticidi e della trasformazione dei loro habitat naturali in aree agricole da destinare alla produzione di mangimi per gli allevamenti intensivi.
Cambiamenti nel sistema alimentare globale
Cambiare il sistema alimentare globale, e spostare i consumi verso prodotti plant-based è fondamentale per fermare la perdita di biodiversità: ad affermarlo è un report pubblicato a febbraio 2021 dal Chatham House – tra i più accreditati think tank a livello mondiale – e sostenuto dal programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). Il nostro sistema alimentare è guidato, dicono gli esperti, da una serie di “circoli viziosi” che sono stati alimentati da decenni di crescita economica e aumento della produzione.
Tra questi spicca il paradigma “del cibo più economico”, ovvero la produzione di cibo a basso costo, che comporta però uno spreco superiore di risorse come acqua e suolo, oltre che l’uso smodato di pesticidi e fertilizzanti. Il modello alimentare odierno si basa sulla produzione di cibo economico, che rappresenta una minaccia ambientale ma che allo stesso tempo genera una maggiore domanda da parte del mercato. Questa, per essere soddisfatta, comporta una produzione maggiore, oltre a una maggiore concorrenza – che spinge i costi ancora più in basso. Un circolo vizioso apparentemente senza fine, che sta distruggendo il pianeta.
Il sistema alimentare globale – così com’è strutturato oggi – minaccia l’86% delle specie animali e vegetali già a rischio estinzione, ma non solo: l’agricoltura è la principale causa di cambiamento dell’uso del suolo a livello globale (80%) e di perdita degli habitat. Quando la terra viene convertita per la produzione di colture per il consumo umano o di mangimi per gli animali d’allevamento – o per fare spazio agli allevamenti stessi – si distrugge l’habitat di animali selvatici, piante e altri organismi come i funghi. La più grande perdita di ecosistemi intatti negli ultimi decenni si è verificata ai tropici, le regioni più ricche di biodiversità del mondo: in soli 20 anni, dal 1980 al 2000, sono andati persi 42 milioni di ettari di foresta tropicale in America Latina a causa dell’allevamento di bestiame.
Naturalmente, gli esperti sottolineano anche la connessione tra il sistema alimentare attuale e i cambiamenti climatici, che a loro volta contribuiscono alla perdita di biodiversità: “Il sistema alimentare globale è responsabile di più emissioni di gas serra di qualsiasi altra attività umana. – si legge nel documento – Il cambiamento climatico influisce sulla biodiversità cambiando l’idoneità dell’habitat: questo causa l’estinzione delle specie sensibili, o le spinge a spostarsi in altri luoghi quando il loro habitat viene occupato da altre specie”.
Nel celebrare la Giornata Internazionale della Biodiversità, è fondamentale non solo riconoscere le gravi minacce rappresentate dall’allevamento intensivo ma anche agire concretamente per contrastarle. La scelta di un’alimentazione basata su prodotti vegetali e l’adozione di politiche ambientali più stringenti sono passi essenziali per ridurre l’impatto devastante di queste pratiche sulla biodiversità globale. L’urgenza di queste azioni si riflette nell’incremento delle specie a rischio, nell’erosione degli habitat naturali e nell’aggravarsi delle crisi climatiche. Risulta cruciale che ogni individuo, comunità e governo riconsideri e modifichi le proprie abitudini e leggi in modo da promuovere un’agricoltura rispettosa della terra e delle sue specie.
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